curiosità stroriche padovane  1°

IL COSIDDETTO ALBERO DELLA LIBERTÀ

Nel 1797 la Repubblica Veneta già moribonda, cadde facilmente nelle mani dei francesi comandati da Napoleone che aveva già occupato quasi tutto il territorio. II 28 aprile di quell'anno il generale Lahoz con numerose truppe occupo Padova che era senza guarnigione, ed obbligo il Municipio a pubblicare il giorno dopo un proclama alla cittadinanza invitandola ad inneggiare alla libertà portata dai francesi; libertà che il nostro popolo vide poi trasformarsi in vero sfruttamento. II giorno 30 Del centro del Prato della Valle, che non aveva ancora alberi ma solo la canaletta e le statue, venne innalzato il famoso albero della «Libertà». A questa cerimonia, inventata dalla Rivoluzione francese, assistettero soltanto i componenti del Municipio e poche altre persone che avevano interesse della caduta della vecchia e gloriosa Repubblica Veneta, ed i soldati francesi che presentavano le armi.

Questo albero consisteva in un palo dipinto a strisce coi colori della bandiera francese e portante in cima una berretta rossa. II tranquillo e mordace popolo padovano rise di questa cerimonia poco seria fatta davanti a un palo con berretta, che doveva rappresentare la libertà, e si mantenne sempre contrario al nuovo regime, malgrado le promesse e le belle parole dei proclami del Governo. Ed il popolo aveva ragione perché i francesi si palesarono prepotenti come nemici conquistatori e spogliarono' la città di quanta roba e denari poterono, senza rispettare nemmeno gli oggetti sacri, e minacciavano sempre e bastonavano anche.

I pochi fanatici o interessati coadiuvarono gli usurpatori ed in pochi giorni vennero distrutti gli emblemi della Serenissima fra i quali il Leone di San Marco sulla colonna in Piazza dei Signori, il quale venne rimesso a posto 73 anni dopo da Padova ormai italiana, il 17 giugno 1870 (sindaco A. Meneghini, scultore Natale Sanavio). Ritornando all'albero della «Libertà», che fece ridere i padovani, diremo che pochi giorni dopo la sua elevazione,circolava sulla bocca di tutti a Padova una canzonetta in dialetto che diceva:

Bareta senza testa
Albero senza vesta
Libertà che no resta
Quattro minchioni che fa festa.

 

 

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Ignazio Sommer (Merzio)